Ho conosciuto fiorella Ghilardotti negli anni novanta, nella stagione della scrittura degli statuti comunali in applicazione della legge 142. io giovane assessora di un Comune della Provincia di Milano in un gruppo di donne delle istituzioni guidate da due straordinarie figure, allora consigliere regionali, Fiorella e Marilena Adamo.
Cercavamo di tradurre in norma ciò che ritenevamo essere un elemento di vera innovazione della politica: la presenza delle donne nelle istituzioni, il valore aggiunto di un punto di vista che veniva considerato raramente e avrebbe potuto rappresentare un deciso cambiamento nella definizione delle priorità dell’agenda pubblica.
Fu per me una esperienza politica ed umana davvero unica, sentivo che il confronto e lo studio ci avrebbero permesso di costruire le basi di una profonda trasformazione, la generosa disponibilità di donne autorevoli ci permetteva di crescere e di prendere parola.
Gli anni successivi, che altri racconteranno, la stagione di governo di Fiorella alla guida della Regione Lombardia con l’intuito e il coraggio di fare scelte che ancora oggi sentiamo come uniche, utili e efficaci, segno di rispetto e considerazione per i cittadini e le cittadine, rappresentarono un esempio per molte amministratrici che come me avevano assunto responsabilità nei Comuni.
Un modello di governo che poneva al centro i bisogni delle persone e che aveva come metodo il rigore e l’efficacia dell’azione pubblica.
Ci siamo ritrovate poco prima che si concludesse il suo secondo mandato da Europarlamentare quando, da poco nominata consigliera delegata alle Politiche di Genere della Provincia di Milano, le chiesi di aiutarmi a costruire una proposta di azione territoriale che guardando alle indicazioni Europee costruisse pratiche diffuse sul territorio per promuovere e consolidare la presenza delle donne nelle politica.
Nei due anni successivi abbiamo lavorato insieme al progetto “donne e territorio“ sviluppando un lavoro a rete con le amministratrici dei Comuni milanesi, una esperienza davvero unica in cui il progetto politico
si coniugava con la passione ed il metodo rigoroso si confrontava con la creatività e con la sperimentazione.
Credo che questa opportunità che mi è stata concessa di lavorare fianco a fianco con una persona così competente ed autorevole e al tempo stesso così semplice e generosa sia stata una delle ragioni che ancora oggi sostengono in me la speranza di vedere realizzata una politica in grado di rappresentare i bisogni reali delle persone, in grado di accoglierne critiche e speranze e trasformarle in progetti sostenibili e lungimiranti.
Sono felice di condividere questa piccola esperienza perché sono certa che insieme a tutte le altre comporrà un racconto della vita politica, sociale ed umana di Fiorella in grado di rappresentare un esempio ed un riferimento. in questo tempo in cui “l’inverno dello spirito“ sembra avere il sopravvento, spero che rileggere comportamenti virtuosi ed imporci di uniformarci ad essi ci aiuti a ritrovare dentro di noi e nello spazio pubblico una politica buona, giusta, sapiente e rigorosa, quella che alcuni di noi hanno conosciuto grazie a donne come Fiorella Ghilardotti.