PALAZZO REALE
Nasce con il nome di Palazzo del Broletto Vecchio ed è sede del governo della città durante il periodo dei comuni nel basso medioevo. Il Campanile della Chiesa di San Gottardo è unico elemento sopravvissuto riconducibile all’antico stile gotico del palazzo medioevale.
Il palazzo diviene centro politico durante le signorie delle casate Torriani, Visconti e Sforza, assumendo il ruolo di Palazzo Ducale, cioè sede del Ducato di Milano.

Quando nel 1771 l’arciduca Ferdinando d’Austria diventa il nuovo governatore della Lombardia austriaca incarica il Vanvitelli di progettare la ristrutturazione del palazzo. Il progetto risulta troppo costoso e viene incaricato il Piermarini. I lavori iniziano nel 1773, il Piermarini elimina subito il vecchio corpo di fabbrica verso il Duomo trasformando il cortile in un grande piazzale con una nuova facciata “moderna” e due grandi braccia laterali.
Nel 1859, con l’annessione della Lombardia al Piemonte, il palazzo passa ai Savoia. Re Umberto I soggiorna prevalentemente nella Villa Reale di Monza e il palazzo viene ceduto dai Savoia allo Stato.
Nel 1925 è distrutto il corpo verso via Larga per avviare la costruzione del nuovo palazzo per gli uffici comunali. L’incendio seguito ai bombardamenti dell’agosto 1943 distrugge tutti gli affreschi sulle volte dei saloni. Nel 1984, una serie di restauri rende di nuovo agibili l’ala ovest al piano terreno, dedicata a mostre temporanee, e il secondo piano destinato al CIMAC (Civico Museo d’Arte Contemporanea, poi trasferito all’Arengario). Restauri successivi consentono l’allestimento di straordinarie mostre d’arte.

PIAZZA dei MERCANTI
Si venne a creare a partire dalla metà del XIII secolo con una pianta rettangolare, in origine più ampia dell’attuale. Vi si aprivano sei accessi riferiti agli altrettanti sestieri cittadini. Le vie attigue prendevano il nome delle diverse attività svolte: Armorari, Spadari, Cappellari, Orefici, Speronari, Fustagnari.
I principali palazzi della piazza sono:
• il palazzo della Ragione (Broletto Nuovo)
• la Loggia degli Osii
• le Scuole Palatine
• la Casa dei Panigarola

Brolo, dal latino campo recintato o arengario,identifica nelle città lombarde dall’XI secolo l’area recintata in cui si svolgevano le assemblee cittadine e l’amministrazione della giustizia. In seguito il termine fu usato per indicare il palazzo delle autorità municipali.
Milano ebbe tre broletti, il più antico sorgeva di fianco al duomo dove oggi si trova Palazzo Reale, il secondo è quello di piazza Mercanti (Broletto Nuovo), il terzo (broletto Nuovissimo) nella corsia di s. Marcellino, già palazzo del conte di Carmagnola.
Al centro di piazza Mercanti, venne edificato per volere del podestà Oldrado da Tresseno, il “palazzo della Ragione”, detto anche Broletto Nuovo, terminato nel 1233 e adibito alle attività giudiziarie. Con questo edificio, costituito da una sala sovrapposta a una loggia, si inaugura una tipologia ripresa in varie città lombarde. L’innalzamento risale al 1773, quando la sala con loggia comunale venne trasformata, sotto Maria Teresa d’Austria, in sede dell’archivio notarile. Il palazzo domina il lato settentrionale della piazza attuale; originariamente era però al centro di una piazza porticata a forma rettangolare, isolato dagli altri palazzi.
Con la rinascita dell’interesse per l’architettura medioevale gli intonaci che ricoprivano la parte antica dell’edificio furono rimossi, le finestre smurate e il sopralzo abbandonato ad un destino di fatiscenza, ma non eliminato perché gli spazi interni continuavano ad essere utilizzati.
L’edificio ha una pianta rettangolare che si apre come una vera e propria piazza coperta, con due ampie navate di portici. Tali portici consistono in sette archi nei lati maggiori e in due in quelli minori, posizionati su grossi pilastri di pietra. Gli archivolti sono semplici, in laterizio e conci di marmo alternati a tutto tondo, salvo quelli estremi dei due lati maggiori che sono a sesto acuto.
Al piano del portico si accede a piazza Mercanti per mezzo di cinque gradini che occupano tutto il lato.
Il piano superiore presenta in facciata, verso la piazza, cinque grandi trifore, asimmetriche rispetto alle arcate sottostanti oltre ad una finestrella ad arco tondo con l’altorilievo di Oldrado da Tresseno e la lapide commemorativa della costruzione a suo nome. Le finestre sono incorniciate da cordonature in cotto con arco di mattoni e di pietra e racchiudono tre archetti minori poggianti su colonne con capitelli a foglie. Nella nicchia si trova la statua di Oldrado.

Sul lato occidentale si trova il “palazzo dei Notai” o “Casa dei Panigarola” (del XV secolo, in forme gotiche)
che chiude il quarto lato della Piazza Mercanti.
Si presenta ancora oggi come un edificio a tozze arcate a sesto acuto con cornici di terracotta a fogliami. La facciata, che ricopre una struttura preesistente, fu progettata da Giovanni Solari nel 1466, per venire sistemata nel 1899 da Luca Beltrami, a cui si deve l’aggiunta della monofora al piano superiore. Sotto i portici ogivali è possibile trovare un biscione in rilievo sul pavimento in ciottoli.
L’ultimo restauro risale al 1967, ad opera di Antonio Cassi Ramelli.
Il “palazzo delle Scuole palatine”, edificio (barocco del 1645 ad opera di Carlo Buzzi), che venne edificato al posto del preesistente “Scuole del Broletto” del XIV secolo.
L’edificio sostituisce quello che ospitava le scuole palatine create da Galeazzo Visconti che ottennero da Giovanni Maria Visconti una nuova sede nel Broletto nuovo e prosperarono sotto gli Sforza con il nome di scuole del Broletto.
Nel 1644 un incendio distrusse l’edificio e il portone degli Orefici; la municipalità di Milano provvide alla ricostruzione del palazzo secondo il modello più prestigioso, quello del Palazzo dei Giureconsulti. Incaricato dell’opera fu l’architetto Carlo Buzzi.
Nel mezzo della facciata dell’edificio si apre una nicchia con la statua di Sant’Agostino, che avrebbe insegnato proprio nella scuole palatine, eseguita ad opera dello scultore Pietro Lasagna.

Sul lato sud, affiancato alle Scuole Palatine, si trova la “Loggia degli Osii”, che venne costruita nel 1316 per ordine di Matteo Visconti, che intendeva realizzare attorno al Palazzo della Ragione un sistema di portici nei quali comporre le attività giuridico notarili della città. Deve il nome ai palazzi e alle proprietà degli Osii site in questo punto prima della sua realizzazione, l’architetto fu Scoto da San Gimignano.
Dalla Loggia degli Osii i magistrati annunciavano alla cittadinanza editti e sentenze, affacciandosi dal balconcino (detto “parlera”), ornato da un’aquila che stringe una preda, simbolo della giustizia.
L’edificio ha una fronte gotica porticata e loggiata; insolitamente per lo stile gotico milanese, ha un paramento a fasce marmoree bianche e nere, proprio più del gotico genovese, forse in onore della nuora di Matteo I Visconti Valentina Doria che sposò nel 1318 Stefano Visconti.
Nella facciata corre una fascia con gli emblemi araldici dei rioni (che prendevano il nome dalle sei porte storiche) della città, della città stessa e con gli stemmi viscontei.
Le statue sono opera in parte di Maestri Campionesi – in particolare Ugo da Campione, assieme al figlio Giovanni – e di maestri toscani. Furono realizzate al momento della costruzione dell’edificio, all’incirca nel secondo decennio del XIV secolo.

Sculture
Reimpiegata come imposta di una delle arcate del Broletto, si può vedere una pietra con un rilievo di epoca romana rappresentante un cinghiale, interpretato tradizionalmente come la raffigurazione della scrofa semilanuta, primo simbolo della città. La leggenda vuole infatti che il celta Belloveso avesse fondato la città di Milano nel punto stesso in cui avrebbe trovato l’animale magico, mostratogli in sogno dalla dea Belisama. Un’ingenua interpretazione dell’etimologia di Medio-lanum farebbe derivare tale nome dalla qualificazione “semilanuta” dell’animale.
Su uno dei pilastri del “Broletto Nuovo” è presente un altorilievo del secolo XIII raffigurante il podestà Oldrado da Tresseno, celebrato in un’iscrizione in cinque versi latini. La scultura è stilisticamente riferibile all’influsso di Benedetto Antelami.
Al centro della piazza c’è un pozzo, fino al 1879 posto sull’altro lato, su via Mercanti, poi rimosso, per l’apertura della via omonima e restituito al Broletto nel 1921. Il pozzo attuale è una combinazione di elementi di epoche diverse. Al suo posto, in età medievale stava la “pietra dei Falliti”.
MONUMENTO AI PARTIGIANI Sotto il portico lastre di bronzo con l’elenco dei partigiani, dei prigionieri politici e dei deportati, eroi, vittime e coscienza democratica della città:
“In supremo anelito di libertà, hanno donato la vita; Milano ne consacra i nomi gloriosi alla storia – 1943/1945″. Il Monumento alla Resistenza Milanese con un progetto donato all’Anpi dalla partigiana e architetto Cini Boeri è stato inaugurato il 13 maggio 2021 Consiste in venti sedute di varie dimensioni di fronte a due stele commemorative in vetro che riportano citazioni di Primo Levi e Vittorio Foa.
“Occorre essere diffidenti con chi cerca di convincerci con strumenti diversi dalla ragione, ossia con i capi carismatici: dobbiamo essere cauti nel delegare ad altri il nostro giudizio e la nostra volontà. È meglio rinunciare alle verità rivelate, anche se ci esaltano per la loro semplicità. È meglio accontentarsi di altre verità più modeste e meno entusiasmanti, quelle che si conquistano faticosamente, a poco a poco e senza scorciatoie, con lo studio, la discussione e il ragionamento, e che possono essere verificate e dimostrate”.
“Oggi per me si è antifascisti quando si rispetta l’altro, quando non si pretende di distruggerlo e nemmeno di assimilarlo, cioè di ridurre il suo pensiero, la sua identità, al nostro pensiero, alla nostra identità. Antifascismo è, per me, l’ansia di intervenire contro l’ingiustizia, piccola o grande che sia, di intervenire contro ogni minaccia alla libertà”.

PALAZZO MARINO, situato in piazza della Scala, è la sede civica dell’amministrazione comunale milanese dal 9 settembre 1861.
Il palazzo si estende da Piazza San Fedele a Piazza della Scala fra via Case Rotte e via Tommaso Marino ed ha un ampio cortile interno.
Voluto dal banchiere e commerciante genovese Tommaso Marino, fu pignorato dall’amministrazione pubblica nel 1577 per gli ingenti debiti della famiglia passando poi alla famiglia del banchiere Emilio Omodei, finanziatore del governo spagnolo. Fu poi definitivamente riacquistato dallo stato nel 1781.

Disegno della facciata di Palazzo Marino su Piazza San Fedele raccolto dal Bianconi (vol.I, p. 25, A 4042.)
Originariamente adibito ad ospitare la ricca famiglia Marino nel cortile del palazzo furono raffigurate le Fatiche di Ercole e le Metamorfosi di Ovidio. Il Salone d’onore (quello che oggi chiamiamo Salone dell’Alessi) aveva dipinto sul soffitto le Nozze di Amore e Psiche nel convito degli Dei e aveva realizzato gli stucchi sempre con storie di Amore e Psiche. Agli angoli del soffitto Aurelio Busso aveva dipinto le Quattro Stagioni. Sotto il cornicione le Muse, Bacco, Apollo e Mercurio affrescati da Ottavio Semino, alternate con bassorilievi con le storie di Perseo. Sugli ingressi erano stati collocati i busti di Marte e Minerva.
Alla morte del patriarca, il palazzo viene venduto agli eredi del grande banchiere Carlo Omodei. Il palazzo continua sempre ad avere una sua funzione fiscale. Nel 1781 il palazzo viene acquistato dallo Stato come sede dei nuovi uffici finanziari e fiscali, furono effettuati una serie di restauri e il completamento della facciata verso via Caserotte, condotta seguendo lo stile originale dell’Alessi ma con la supervisione del Piermarini.
Il 19 settembre 1861 Palazzo Marino diventa ufficialmente sede del Comune, mentre le funzioni fiscali fino ad allora presenti nel palazzo si trasferiscono nel palazzo del Broletto, dove si trovano tuttora.
Viene demolito l’isolato posto tra il palazzo e la Scala e viene aperta la nuova piazza della Scala. Nel 1888-92 viene realizzata da Luca Beltrami la facciata verso piazza Scala..
Alla fine della seconda guerra mondiale un altro restauro ripristina le parti abbattute dalle bombe del 1943.